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Channel: ALBOPRESS - Rassegna Stampa by ALBOSCUOLE
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Il Graffitismo

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Il graffitismo si diffonde negli anni settanta specialmente negli Stati Uniti. I luoghi preferiti per questa forma d’arte sono muri e metropolitane. È nato come fenomeno di rivolta, a New York. I graffitari, riuniti in bande, sporcavano la città per protestare contro la società che li emarginava .Generalmente, i graffitisti più vicini ad un lavoro di ricerca artistica tendono a esprimersi in campi più protetti, come nelle "hall of fame", spazi a disposizione dei graffitisti in cui dipingere legalmente (siano questi muri esplicitamente dedicati dalle amministrazioni comunali all'espressione dell'arte della bomboletta - "spray-can art" - un modo, questo, per cercare di arginare il dilagare del fenomeno nel contesto dei centri storici o di quartieri residenziali - o siano luoghi siti in periferie degradate o di poco interesse o difficilmente raggiungibili in cui, per un tacito accordo con gli organi deputati al controllo dell'ordine pubblico, si lascia ai graffitista "carta bianca" e una relativa tranquillità per dipingere). I graffitisti che scelgono di esprimersi per lo più in contesti del genere, attraverso la scelta consapevole e responsabile del supporto per la pittura, si distinguono dai criminali che intervengono anche su edifici di interesse storico e artistico. Ogni graffitista, qualsiasi sia la sua inclinazione e provenienza, ricerca e studia un'evoluzione personale, per arrivare ad uno stile proprio in modo tale da distinguersi dagli altri ed essere notato maggiormente. "La tag è lo pseudonimo di ogni graffitista, il suo alter-ego. La tag viene scelto dal writer stesso, partendo da giochi di parole sulla propria identità, o semplicemente scegliendo la parola che più lo aggrada, in base al suono o più frequentemente in base alle lettere che lo compongono. In alcuni casi la tag è seguito da un suffisso (molto comune il suffisso "one"). I primi writer usavano unire un numero al nome, come fece Julio 204 per primo, imitato poi dal più celebre Taki 183, che spinse il suo nome oltre i confini del proprio quartiere. Quello che agli occhi di un profano potrebbe sembrare un semplice scarabocchio è per la maggior parte dei writer il frutto di un esercizio costante nel tentativo di coniugare estetica e rapidità. Oltre allo stile ogni graffitista ha una “tag” propria che è una sorta di firma per essere conosciuti con quel nome della tag. Per me il graffitismo è un arte per emanare un messaggio che con le parole non si può dire , si fa sottoforma di disegno. Simone Saponara

UNA GENERAZIONE "DIVERSA"

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Volevamo uccidere per vedere che effetto fa hanno dichiarato Marco Prato e Manuel Foffo . E’successo tutto la sera del 9 marzo 2016 a casa di Foffo e l’intento era di un festino a base di alcol e droga. Foffo e Prato,ubriachi e drogati hanno torturato e ammazzato accoltellandolo e fracassandogli il cranio, Luca Varani sotto l’effetto di cocaina. Ci viene da pensare che i giovani di oggi agiscano senza riflettere infatti si dice che i giovani non sono più quelli di una volta, che sono dei perdigiorno e che sono senza futuro. Uno dei punti deboli della cultura popolare è proprio quello dell’innata differenza generazionale, l’idea che i trentenni di oggi appartengano ad una generazione X e i ventenni ad una generazione Y, e che queste differiscano per natura l’una dall’altra. Certo, le generazioni sono diverse tra loro, ma non tanto perché sono diverse le persone, bensì perché lo sono le opportunità e forse anche i valori. Per idee e sentimenti, valori e comportamenti, i giovani del nuovo millennio risultano assai differenti dai loro coetanei di un decennio fa. I giovani non sono una garanzia per il futuro, sono svogliati e pigri, questo lo si deve alle famiglie nuove che viziano i loro figli e li lasciano per strada dicendo loro: la vita è tua, gestiscila come meglio credi. Per via di ciò sono privi di idee e soprattutto di valori, perché l’unica cosa che sembra importante è apparire.“Quindi la generazione di oggi prende la vita come un gioco della play– station dove anche ammazzare qualcuno è pura simulazione e si può sempre ricominciare per non commettere gli stessi errori”. SIMONE SAPONARA

Que signifie le français pour nous?

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L’idée d’écrire un article en français pour le journal scolaire est super parce que nous pouvons exprimer notre opinion sur cette langue. Apprendre le français, pour nous, est une expérience très intéressante. Même si nous sommes seulement au début et nous devons explorer encore plus ce monde, nous pensons que c’est une langue fantastique. Cette langue est comme un parcours où chaque enseignement devient une étape et petit à petit un chemin pour arriver à destination. Ce parcours est guidée par notre professeur Mme Sulli, elle fait aimer encore plus sa matière. Pourquoi le français est une langue extraordinaire ? Parce que c’est une langue semblable à l’italien, raffinée et élégante mais en même temps assez simple. Nous avons encore beaucoup à apprendre, mais nous sommes sûrs que guidés par notre professeur nous atteindrons bientôt la destination. Giorgia MENNA e Valentina DI NUNZIO (classe IID)

UNA FAVOLA MODERNA: Tutti matti per il calcio

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Troppo spesso la cronaca di una partita di calcio è accompagnata da episodi di violenza che con lo sport e il sano agonismo non hanno niente a che fare. Per tutti noi italiani il calcio è una vera passione e in quanto tale dovrebbe unire, aggregare e sviluppare il senso di solidarietà e fratellanza. Questo è ciò che succede alla nostra nazionale italiana “Tutti matti per il calcio”, composta da pazienti affetti da svariati disturbi mentali. Undici anni fa due amici, il regista Volfango De Biasi e l’autore Francesco Trento, decidono di realizzare un documentario per raccontare il mondo della psichiatria sociale. Ai tempi le squadre di calcio erano solo una trentina, oggi sono migliaia. La loro idea negli anni ha destato la curiosità dei colleghi giapponesi, tanto da organizzare un Mondiale. L’ex presidente dell’associazione italiana di psichiatria sociale Santo Rullo, allenatore e preparatore atletico, viene incaricato di formare un team e, felicissimo, si butta a capofitto nel progetto. Iniziano così i provini e le selezioni per tanti pazienti provenienti da tutta Italia, subito dopo si organizzano gli allenamenti. Le difficoltà sono parecchie, ma i benefici e le soddisfazioni sono infinite, si può addirittura parlare di un “vero miracolo calcistico”. Riuscire, infatti, a far entrare negli schemi e a far accettare regole a persone che, per le loro patologie, nella vita vivono fuori dagli schemi e ignorano le regole è una cosa che ha dell’incredibile. Il Mondiale si è svolto a Osaka nel febbraio di quest’anno, all’inizio non c’erano soldi e sponsor, ma Santo Rullo ci crede e le prime spese li mette di tasca sua. Poi, attraverso videomessaggi, scatta una gara di donazioni per sostenere il progetto e così la nostra nazionale parte per il Giappone. Purtroppo non hanno vinto, ma non importa: si sono aiutati, allenati, sostenuti, hanno gioito per le vittorie e hanno accettato sportivamente le sconfitte, insomma hanno fatto gruppo. Anche questa favola, che fortunatamente è una storia vera, ha una sua morale e dà un grande insegnamento: una vera passione mette insieme individui solitari e ti fa capire che la felicità è stare insieme, piangere insieme ed esplodere di gioia come MATTI! Gaetano Randis classe I D sc. sec. di I grado

UN SPECTACLE INOUBLIABLE: “ LA FRANCE EN CHANSONS”

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Salut amis du journal ! Nous nous appelons Valeria et Giulia et nous sommes en 3°C. Maintenant laissez-nous vous raconter une expérience très importante que nous avons vécu avec les copains de notre classe, de la 3°D et de la 3°E. En février nous avons participé à un beau spectacle en français « La France en chansons ». Le spectacle était une compétition à laquelle participaient les trois classes de français du collège. Nous avons fait beaucoup d’activités : écouter des chansons, répondre à des questions de grammaire et de compréhension sur les chansons, énigmes, mémorisation des textes des chansons et de la biographie des auteurs. Ensuite des élèves de chaque classe devaient participer au Karaoké des différentes chansons. Toute cette procédure a été répétée six fois pour les chansons proposées : Stromae (Formidable, Papaoutai, Alors on danse), Grégoire ( Toi + MOI), Indila (Dernière danse), Mika ( Elle me dit) Pour chaque chanson les élèves dansaient et chantaient. Il y avait une ambiance fantastique parce que nous nous sommes beaucoup amusés tous ensemble et même les professeurs. D’ailleurs ils ont beaucoup apprécié notre engagement dans cette activité. Les acteurs du spectacle ont été très drôles et sympathiques, ils ont dansé et chanté avec nous. La chose la plus belle est que notre classe a gagné la compétition et nous sommes arrivés premier. Ce spectacle a été le plus excitant des trois années passées au collège. Nous avons eu une vraie explosion de joie. Cela a été une expérience vraiment spéciale. Valeria LOMBARDI (Classe IIIC) Giulia CONTENTO ( Classe IIIC)

UN BREF VOYAGE ENTRE LIEUX ET SPÉCIALITÉS CULINAIRES DE LA FRANCE

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Quelle est la première chose qui vous vient à l’idée quand vous pensez à la France? Certainement la célèbre Tour Eiffel qui se trouve dans le centre de Paris et qui est un des symboles le plus célèbre représentant le pays ; la Cathédrale de Notre-Dame, l’un des principaux lieux de culte catholique de Paris ; le musée du Louvre où se trouve la célèbre Mona Lisa ou Joconde. Je peux continuer en citant l’Arc de Triomphe ou encore l’Avenue des Champs -?lysées mais je vais m’arrêter ici. Il est vrai qu’en France, il y a de très beaux monuments et lieux à visiter mais on trouve aussi de très bonnes spécialités à déguster. Je pense aux CR?PES renommées de la Bretagne. Attention, elles peuvent être aussi salées. Généralement elles sont vendues dans les crêperies , mais bien sûr on peut les préparer à la maison, comme veut la tradition, le jour de la Chandeleur (le 2 février) et pendant la cuisson on peut exprimer un souhait. Une autre spécialité française est le cher CHAMPAGNE qui prend son nom de la région où il est produit. Comme vous savez déjà, c’est un vin mousseux utilisé en particulier pour les fêtes. Cette boisson a été découverte, par hasard, par un moine Pierre Pérignon à cause d’une erreur dans le procédé de fermentation du vin. Un autre vin célèbre est le BORDEAUX, vin apprécié dans le monde entier. Il prend aussi son nom de la région où il est produit (précisément dans l’Aquitaine, région où se trouve la ville de Bordeaux) et il peut être blanc ou rouge. Les vignes d’où il provient se trouvent à proximité de la Dordogne et de la Garonne. Voici donc les surprises et bien d’autres encore que le menu français nous réserve. Alessandra RANIERI ( Classe IIE)

Presentazione del libro “80 miglia” di Antonio Ferrara

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Il giorno 28 aprile 2016, nell’auditorium dell’I.C. Milani di Caivano, si è tenuta una manifestazione per la presentazione del Libro “80 miglia” dello scrittore Antonio Ferrara. Alla presenza dei docenti e degli alunni delle classi terze della scuola secondaria di primo grado, l’autore Antonio Ferrara ha raccontato che questa storia viene da lontano e porta con sé le storie relative alla conquista di nuove terre attraverso la colonizzazione e la costruzione della ferrovia da parte della Union Pacific. Il romanzo racconta l’impresa mai vista prima di andare col treno da un Oceano all’altro. Ma per far andare il treno in mezzo alla prateria serviva il vapore, e per il vapore l’acqua. E la riserva d’acqua, a bordo, finiva presto, e così più o meno ogni ottanta miglia bisognava riempire di nuovo il serbatoio della locomotiva. Ogni ottanta miglia ci voleva una stazione di rifornimento, dunque, ma per farla funzionare ci voleva un operatore, che spesso aveva con sé moglie e figli e magari altri parenti che avevano bisogno di una casa, di una scuola, di una chiesa, di un posto per fare la spesa e via dicendo. Insomma, intorno alla stazione ci voleva una città. Ma nessuno andava volentieri a metter su casa da solo in mezzo alla prateria. La Union Pacific, la compagnia ferroviaria, cominciò allora ad assoldare gente con la parola facile, gente che con le parole ci sapeva fare, che con le parole ti incantava, e chiese a questi tizi di convincere gli avventori dei saloon ad andare a ovest, verso il “Selvaggio West”, ad abitare terre “nuove e fertilissime” già pronte per la semina, dove i fiumi sono d'oro e l'erba è morbida come un tappeto. Nel libro, tutto ruota intorno alle parole. Parole che fanno sognare e spingono molti a prendere un carro e partire, in cerca di fortuna.; sono parole che tutte insieme ne fanno una soltanto ed è “speranza“. Nel libro ci sono numerosi spunti di riflessioni e frasi che possono essere vere e proprie lezioni di vita. Il romanzo è una metafora del raccontare per alimentare i sogni e realizzare grandi imprese.

EDUCAZIONE ALL’ASCOLTO

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Noi ragazzi di prima media abbiamo svolto con la nostra prof.ssa di musica un’interessante attività di educazione all’ascolto. La nostra esperienza è iniziata con brani di musica a carattere descrittivo come “LA PRIMAVERA” di A. Vivaldi, “IL CARNEVALE DEGLI ANIMALI” di C. Saint-Saens e “LA MOLDAVA” di B Smetana. L’ascolto, guidato e ragionato, è stato fatto con l’ausilio del lettore CD e, quindi, con la visione delle relative esecuzioni fatte dall’orchestra. Quest’ultima è stata la fase più interessante perché ci siamo collegati via Internet su You-Tube e, attraverso la LIM, abbiamo potuto vedere l’orchestra dal vivo, i suoi innumerevoli strumenti e il ruolo importante del Direttore d’Orchestra. La fase successiva del lavoro, ha riguardato la rappresentazione grafico-pittorica dei vari brani. Con i nostri disegni che ripercorrevano le tappe descrittive degli ascolti, abbiamo realizzato dei collage con cui sono state ornate le pareti della nostra classe e su ognuno di essi appare la foto del compositore. Questo lavoro è servito inoltre a farci conoscere le prime forme musicali nelle loro strutture: il “concerto solistico”, il “poema sinfonico” e la “suite sinfonica”. Ci siamo poi cimentati e con successo, nell’esecuzione strumentale della “Primavera” di A. Vivaldi con la nostra clavietta. Speriamo, in futuro, di continuare questo lavoro con lo stesso entusiasmo e di scoprire e apprezzare sempre nuove opere e stili musicali.

IL TEATRO A SCUOLA: “Una piuma al vento” della compagnia “Neamera”

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Noi alunni della Scuola Secondaria di Soleto, abbiamo assistito a uno spettacolo teatrale “Una piuma al vento” che si è tenuto nell’aula magna del nostro Istituto. E’ stata scelta questa attività didattica per farci riflettere, con un linguaggio differente, appunto quello teatrale, sul modo in cui trattiamo generalmente le persone diverse da noi, per lingua, religione e cultura. La storia racconta l’arrivo in un piccolo paese del sud dell’Europa della famiglia Gaspari, modesti immigrati che si sono stabiliti in questo paese, seguendo le tracce di una piuma. Il loro arrivo ha provocato un certo scompiglio nella popolazione del posto soprattutto nei Flandoni, famiglia benestante anche perché la loro figlia si è innamorata del figlio dei Gaspari. Attraverso questo spettacolo abbiamo capito l’assurdità dei pregiudizi che talvolta nutriamo verso gli “stranieri”, verso i “diversi da noi” e dei pettegolezzi che, nelle piccole realtà, circolano nei loro riguardi. Secondo me la trama di questo spettacolo rappresenta la realtà di tutti i giorni perché anche nel mio paese una persona che non faccia parte della comunità viene definita “forestiero”. Questa attività ha aiutato noi ragazzi a comprendere meglio il grande problema dell’immigrazione ed è un invito a trattare tutti con rispetto, che vengano o meno da lontano, in modo che la nostra società si possa arricchire culturalmente, attraverso un processo di integrazione. Bray Alessia

Sotto il sole della Costa Brava, Barcellona ci incantava!

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Un viaggio atteso, programmato e, alla fine, avvenuto nei migliori dei modi. Stiamo parlando del viaggio d'istruzione del nostro ultimo anno scolastico, con la meta di Barcellona. La partenza è avvenuta il 15 Aprile, accompagnati dai proff. Rosafio, Robertazzo e Zaza, dal nostro piccolo paese lucano, diretti al porto di Civitavecchia in cui attendeva, per noi ed altre decine di scuole d'Italia, la Cruise Barcelona della Grimaldi Lines. Ci siamo imbarcati ed abbiamo intrapreso questa avventura, navigando per ore a bordo di una nave che ci ha offerto vari servizi ed un talent, organizzato da "Planet" con una serie di quiz, il "Travel Game". Una delle nostre compagne ha partecipato al Talent Game. Per lei è stata un'esperienza non solo divertente, ma anche istruttiva perché ha avuto l'opportunità di confrontarsi con altri ragazzi dai più svariati talenti, avendo così la possibilità di stringere nuove amicizie e di tornare a casa con una nuova avventura da aggiungere ai suoi racconti. Raggiunti la nostra meta, abbiamo pernottato nell'Hotel Flamingo, a Lloret de Mar, altrettanto efficiente e di buon gusto per noi ragazzi. Nei giorni successivi, con l'aiuto della guida Orazio, abbiamo visitato vari luoghi, dal museo di Salvador Dalì, a Figueres, fino a Girona. Infine, tra i vari colori spagnoli e sotto il sole della Costa Brava, abbiamo raggiunto Barcellona, in cui abbiamo visitato i maggiori edifici della città, abbiamo assaggiato vari piatti tipici, dalla paella alla crema catalana, come dessert. Il nostro viaggio è continuato sulla Playa Barceloneta ed è proseguita fino alla Rambla e alla Rambla de Mar, luogo in cui ci siamo incontrati con altre scuole per raggiungere il porto di Barcellona ed imbarcarci, nuovamente, con la nostra Cruise Grimaldi. Da un porto all'altro e dal territorio italiano a quello spagnolo, abbiamo dato il meglio di noi per far sì che questa gita d'istruzione fosse l'ultima avventura indimenticabile, nel fiore dei nostri anni. La classe, di fronte a questo viaggio all'estero, si è dimostrata finalmente matura e, addirittura, responsabile; non roba da poco per ragazzi neo diciottenni che cercano avventura e spensieratezza. Si è dimostrato, inoltre, un viaggio all'insegna dell'unione, non solo scolastica, in quanto abbiamo fatto sì che i nostri proff fossero nostri "compagni d'avventura " e non solo nostri responsabili; d'altro canto loro hanno dimostrato fiducia nei nostri confronti e hanno reso questa esperienza ancor più bella di quella che era. Ci siamo portati dietro, al nostro ritorno, un grande senso di collaborazione, perché consapevoli che il nostro viaggio della scuola di 2° grado è arrivato a destinazione. Adesso dobbiamo soltanto fare le valigie, riempirle con le nostre qualità e doti ed affacciarci al mondo degli adulti, dei "maturi"! Martina Santamaria, Marina Gallicchio, Deborah Fittipaldi. Classe: 5° C, Enogastronomia.

L’idea di quattro ragazzi premiata nel progetto “Un filo tra formazione e occupazione” Successo regionale per il Liceo Scientifico “G. Berto” Un materiale di scarto, la cenere, utilizzato per la creazione di prodotti Bio

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Nei giorni 21,22 e 23 marzo 2016 si è svolto a Lamezia Terme, presso la sede di Unioncamere Calabria, un corso di formazione su imprenditorialità e auto-imprenditorialità. Esso rientrava nel programma “Un filo tra formazione ed occupazione”, nato nel 2012 con la finalità di integrare le varie esperienze presenti sul territorio, condividere risorse e strumenti con le scuole del territorio. Nelle tre giornate gli alunni delle scuole partecipanti hanno incontrato esperti del settore e vari imprenditori calabresi che hanno raccontato la loro esperienza. Quest’ultimo aspetto è stato fondamentale per interfacciarsi con questo mondo complesso e in evoluzione. In generale gli obbiettivi del corso sono stati: a) illustrare agli studenti i concetti chiave di imprenditorialità e auto-imprenditorialità, b) favorire l’avvio di un’idea imprenditoriale, c) orientare le loro scelte professionali e formative. Frutto immediato del percorso formativo è stato la creazione di un Business Plan che ha portato i ragazzi del nostro Liceo, Francesco Pannace, Tommaso Teti, Francesca Donato e Andrea Curatolo, a vincere il primo premio nella categoria “Tradizione e territorio”. L’idea consiste nel riutilizzo intelligente della cenere prodotta nei vari ambiti del territorio calabrese, tramite un sistema di raccolta porta a porta e nella creazione, a partire da essa, di prodotti Bio. Grazie a questo progetto la scuola è potuta entrare nel mondo imprenditoriale dando ai giovani la possibilità di esplorare aspetti diversi della realtà e soprattutto di poterla cambiare in meglio.Tutto ciò si è potuto realizzare grazie al contributo non indifferente del dirigente scolastico, che ha permesso la partecipazione, e ad Unioncamere Calabria, organizzatrice e promotrice dell’evento. Floriana Macrì Andrea Curatolo

IL “BERTO” C’E’!

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Non tutti conoscono le Olimpiadi di Problem Solving. Consiste nel cimentarsi in varie prove quali problemi algoritmici, interpretazione dei diversi linguaggi e comprensione delle varie forme di espressione. Tre anni fa il Liceo Berto di Vibo Valentia decise di partecipare alle Olimpiadi di Problem Solving. Da allora l’impegno della scuola e degli studenti è cresciuto e anche la voglia di far sempre meglio. E’ ciò che è accaduto quest’anno, raggiungendo un ottimo risultato, classificandosi al ventesimo posto a livello nazionale su circa 20.000 scuole alla finale svoltasi a Cesena. A rappresentare il liceo sono stati quattro ragazzi: Francesco Luzza, Daniele Rubino, Anna Maria Pellegrino, Giuliana Zito, formando la squadra “classe 2G”. La scuola si riconferma essere un centro di formazione privilegiato della Calabria dimostrando di saper fronteggiare questa e altre competizioni (come le Olimpiadi di biologia) ottenendo risultati che riscattano la nostra regione nel panorama nazionale. Un plauso va ai preparatori dei ragazzi che hanno contribuito all’ennesimo successo. Filippo Monteverdi Giovanni Marchese

"Giornata del Merito" al Liceo "Berto" di Vibo Valentia

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All’insegna della cultura e dell’apprendimento è stata la “Giornata del Merito” svoltasi ieri al Liceo Scientifico “G. Berto” di Vibo Valentia che ha visto partecipi un nutrito gruppo di ragazzi formato da un alunno per ogni classe, quest’ultimo selezionato in base alla più alta media aritmetica che lo stesso ha riportato nel primo quadrimestre. Proprio quest’ultimo aspetto ha accomunato i ragazzi delle diverse classi e sezioni ed ha anche dato il nome a questa importante opportunità e occasione di crescita per i ragazzi. Essi hanno assistito a una video-conferenza nella quale lo scrittore Domenico Contartese, docente di Meccanica all’Istituto Tecnico Industriale “E. Fermi” di Vibo Valentia (ove oggi non insegna più in quanto andato da poco in quiescenza) ha presentato il libro dal “Un mestiere difficile” pubblicato qualche anno fa. In esso l’autore vuole soffermarsi sulla situazione odierna in cui si trovano la scuola e la società, le quali hanno risentito profondamente degli ultimi cambiamenti legislativi le quali hanno scosso il loro precedente assetto. Gli alunni quindi, con questo incontro “telematico” con il sig. Contartese, hanno avuto modo di saperne di più circa le trasformazioni che stanno coinvolgendo l’ambito scolastico e quindi, indirettamente, anche loro stessi che si trovano in esso a operare. di Luca Zappone Kevin Grimaldi

SCOUTISMO: 100 ANNI DI EDUCAZIONE ALL’INSEGNA DELL'AVVENTURA

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Solitamente se si menzionassero dei bambini vestiti da cretini guidati da cretini vestiti bambini, in molti visualizzerebbero una fila di boy scout in calzoncini di velluto corti e distintivi sulle camice azzurre, guidati da adulti vestiti nella stessa maniera. Queste fila di ragazzini attraversano l'Europa e il mondo intero ormai da più di un secolo, da quando un generale dell'esercito Inglese, Baden Powell, nel 1907 diede vita al movimento scout organizzando il primo campo con una ventina di ragazzi sull'isola di Brownsea. Sperimentava in questo modo quella che era stata fino a quel momento solo un'intuizione: permettere a ragazzi - all'epoca considerati allo sbando- di vivere esperienze all'aria aperta, in comunità, per crescere forti e mettersi al servizio degli altri. Le semplici intuizioni pedagogiche di Baden Powell sono ancora oggi il perno sul quale si fondano le diverse associazioni e i movimenti scout in tutto il mondo. Un’ intuizione pedagogica che ancora regge e affascina bambini e bambine, ragazze e ragazzi ma anche adulti di varia astrazione sociale e culturale. Affascina ancora nonostante la società sia impietosamente cambiata dal 1907 ad oggi. Una società sempre più imperniata sulla funzionalità e sulla velocità, dove si assiste ad una digitalizzazione maniacale del vissuto quotidiano e a relazioni basate su presenze virtuali ed estinguibili in un click. Anche la proposta didattica scolastica sembra sempre più dipendente dall’utilizzo della tecnologia. Un utilizzo che sembrerebbe sopperire alla mancanza della possibilità di vivere delle esperienze, per cui l’imparare facendo si traduce in simulazioni di situazioni in cui si necessità una certa conoscenza. Il punto di forza dello scoutismo consiste invece proprio nella proposta di esperienze vere, reali e soprattutto lontane dalla quotidianità. La vita all’aria aperta è sicuramente l’elemento che maggiormente caratterizza il vissuto scout. Il vivere organizzandosi in piccoli gruppi per periodi di una certa lunghezza, a contatto diretto con la natura, dovendo provvedere alla costruzione di un tavolo, di una cucina, e di altri abbellimenti per l’area individuata per il campo, è un’esperienza abbastanza lontana dall’ordinario tran tran di un adolescente di 15 anni. Un’esperienza di questo genere mette necessariamente in gioco l’acquisizione di una serie di competenze trasversali che spaziano dalla capacità di progettare alla capacità di riuscire a realizzare i propri progetti utilizzando strumenti semplici come corde, pali di legno, segacci, scalpelli, mazzuole ed asce. C’è una certa differenza di esperienza tra il manovrare questi strumenti e lo scorrere con le dita sullo schermo di un telefono. Lo scoutismo non prevede solo il progettare la costruzione di oggetti specifici come quanto su indicato, ma prevede anche che i ragazzi debbano progettare vere e proprie esperienze in base agli obiettivi che il piccolo gruppo di adolescenti intende perseguire. Ad esempio, la squadriglia Aquile decide che entro la fine dell’anno si dovrà a conseguire la specialità di espressione. Il capo squadriglia, il ragazzino più grande di 16 anni, deve prevedere che tutti i suoi squadriglieri acquisiscano certe competenze utili al raggiungimento della specialità della squadriglia. Individuerà chi ad esempio potrà lavorare per la specialità di fotografo, chi di attore, chi di giornalista, chi di scenografo, individuerà gli eventi proposti dai vari organi provinciali e regionali che permetteranno a tutti di conseguire i risultati ambiti. Le attività dovranno poi essere verificate da loro stessi secondo parametri decisi dagli stessi ragazzi. Questo è uno dei tanti esempi di attività proposte ai ragazzi compresi nella fascia di età tra gli 11 e i 16 anni. Ai ragazzi più grandi si propone invece di progettare esperienze che permettano loro di entrare in contatto con il contesto sociale in cui essi vivono, di coglierne i bisogni, di analizzarli e di provare a proporre un rimedio. In questo contesto ai ragazzi si chiede di acquisire non solo la consapevolezza della complessità delle trame sociali e culturali in cui si vive, ma anche di avere un atteggiamento costruttivo e propositivo verso la società stessa. Il fare esperienza e il vivere l’avventura sono dunque le parole chiave di questa proposta educativa che vede al centro del processo di crescita una relazione affettiva tra ragazzo e capo educatore. Quest’ultimo è chiamato ad essere testimone dei valori dello scoutismo e ad accompagnare da fratello maggiore i ragazzi nel loro cammino esperenziale, aiutandoli a verificare il radicamento di quelle esperienze nel loro vissuto. Vivere e proporre lo scoutismo è una scelta che ha bisogno di una certa dose di coraggio. In una società che elabora complessi sistemi di sicurezza e di controllo, lasciare che degli adolescenti affrontino da soli delle sfide senza dubbio pericolose, come dover attraversare un bosco con l’ausilio di una bussola e di cartine topografiche è decisamente una scelta coraggiosa. Coraggioso è chi accetta che i propri figli affrontino tutto ciò, coraggioso è chi non si tira indietro nell’accompagnare da lontano quei ragazzi, senza aspettarsi nessun tipo di ricompensa in cambio se non la possibilità di essere considerati dei cretini vestiti da bambini che guidano bambini vestiti da cretini.

Che cos'è moodle?

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Moodle (acronimo di Modular Object-Oriented Dynamic Learning Environment, ambiente per l'apprendimento modulare, dinamico, orientato ad oggetti) è una piattaforma di e-learning, ovvero uno strumento didattico, con accesso ed utilizzo interamente web, che supporta la tradizionale didattica d'aula e permette al docente di pubblicare e rendere accessibile agli studenti il materiale didattico delle lezioni, di veicolare comunicazioni, di pubblicare informazioni sul corso e sulle lezioni, di somministrare compiti/esercitazioni, test ed altro ancora. Moodle è un pacchetto software per produrre corsi basati su Internet e siti web. È un progetto in continuo sviluppo volto a create un ambiente educativo basato sul costruttivismo sociale. Moodle viene fornito gratitamente come software Open Source (sottostante alla GPL: GNU Public License). Fondamentalmente questo significa che Moodle è protetto da copyright ma che si hanno molte libertà in più. È possibile copiare, usare e modificare Moodle, basta sottostare a queste condizioni: fornire agli utilizzatori i sorgenti, non modificare o rimuovere la licenza originale e il copyright e applicare la stessa licenza ad ogni lavoro derivato. Moodle può essere eseguito su qualsiasi computer che supporti PHP e supporta diversi tipi di database (in particolare MySQL). La parola Moodle era in origine un acronimo particolarmente utile per programmatori e teorici dell'educazione, ma è anche un verbo che descrive il processo di vagare pigramente attraverso qualcosa, fare le cose come viene, un bighellonare che spesso porta a momenti di introspezione e creatività. Questa filosofia si applica molto bene al modo in cui è stato sviluppato Moodle e al modo in cui uno studente o un docente possono avvicinarsi allo studio o all'insegnamento in un corso in linea. Chiunque usi Moodle è un Moodler. Moodle è la piattaforma di e-learning; ad oggi è la piattaforma di e-learning più diffusa al mondo, in particolar modo nelle Istituzioni accademiche e scolastiche. Moodle viene utilizzato in 144 paesi in tutto il mondo e conta circa 8 mila e 300 siti hanno installato la piattaforma Moodle per gestire le attività di e-learning; in Italia è utilizzata da moltissime istituzioni scolastiche ed universitarie. L'ampissima dimensione della community che si è creata nel mondo è una garanzia di continua aggiornabilità e di arricchimento funzionale della piattaforma stessa. Moodle è una piattaforma distribuita con codice sorgente completamente accessibile, in piena aderenza ai dettami Open Source, utilizzabile senza il pagamento di licenze. Moodle consente ad un docente di ricreare un’aula “virtuale”, un ambiente dedicato alla didattica, in cui poter proporre diverse risorse digitali che fanno da supporto alla didattica in aula. Con Moodle è possibile infatti: pubblicare materiali didattici; sviluppare, pianificare e gestire diversi tipi di attività di valutazione; gestire le comunicazioni con gli utenti.

QUANDO IO STO CON IL MIO FRATELLINO

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Quando sto con mio fratello tutto mi sembra più bello, ci divertiamo a stare insieme io gli voglio un gran bene, ci piace suonare e ballare e con la tastiera tante melodie inventare, se fossi sola le mie giornate sarebbero vuote e desolate, se son triste lui mi consola e non mi sento mai sola, ma sapete qual è la cosa più bella? Combinare insieme qualche marachella! Sempre insieme vogliamo stare e nessuno ci può separare! Maria Zulli classe 4 B S.P. ROCCO CARABBA

Bisognoso di pace. Primo premio al concorso letterario "Ginetto Tosi"

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Giovedì 28 aprile si è svolta la tanto attesa cerimonia di premiazione del concorso letterario “Ginetto Tosi”, che da anni coinvolge le classi finali delle scuole guastallesi nella riflessione su importanti valori. Quest’anno il tema proposto era la PACE. L’Istituto S.Orsola può dirsi davvero soddisfatto dei risultati. Nei giorni a venire riporteremo i temi partecipanti, tutti belli ed apprezzati, cominciando dal primo classificato per la scuola secondaria, il testo di Matilde Ostendi. Cara Annabeth, sento che mi manchi sempre di più, qui la vita è impossibile. Come già sai, l’esercito mi ha reclutato da poco. Dicono che il mio compito è quello di andare in esplorazione nel territorio nemico. Dicono che ho molte responsabilità e che con me verrà una piccola schiera di uomini, i migliori. Dicono che sono coraggioso e che contano su di me. Ma non mi importa niente di quello che dicono. Io non mi sento per niente coraggioso, non mi importa se credono in me e nemmeno se ho molte responsabilità, perché ho paura. Proprio così, sono terrorizzato. Ho paura che la guerra mi rovini. Ho paura di perdere te, mia madre o mio padre. Ho paura di perdere la mia gioia di vivere; ho paura di non riuscire più ad amare; ho paura di diventare violento e irascibile. Ho paura infine che, mentre sono qui a scriverti, i nostri nemici possano avere brutte idee, decidendo di bombardare casa nostra, la nostra gelateria preferita, il campetto di minigolf o la nostra solita panchina nel parco. Quanto mi mancano i nostri pomeriggi all’aperto a fare passeggiate fino alla gelateria per poi sporcarci la faccia a vicenda. In questo momento ho troppa voglia di gelato, gelato dolce e colorato per smorzare il buio e la tristezza di questo luogo. Ho bisogno di un volto sorridente che mi illumini la giornata, preferibilmente il tuo! Ho bisogno di pace e felicità; non so neanche perché siamo in guerra. Solo a nominarla questa parola mi fa rabbrividire. Perché esiste? Chi è che l’ha inventata? Ho bisogno di tornare a casa, questo posto è sempre più deprimente. Domani vado in missione e oggi mi hanno fatto conoscere i ragazzi che verranno con me: mi sembra che abbiano tutti la mia età più o meno. Dai loro volti capisco che, come me, non vorrebbero essere qui. A casa come va? Ho paura che fra poco non potrete quasi più uscirne, ma spero di sbagliarmi veramente! Mi rendo conto di essere egoista a pensare solo a me stesso, probabilmente a te non va meglio, certamente la vita lì non deve essere facile: sapere di non potere fare più le cose che prima facevi abitualmente per paura che qualcuno, che fa quello che faccio io, possa essere lì ad osservarti per poi riferire tutto ad un suo superiore, che potrebbe programmare un attentato. Non voglio che ti facciano del male e allo stesso tempo non voglio che anche tu perda la tua voglia di vivere, che è ciò che ti rende speciale. Quindi continua a vivere in modo felice e aspettami con un bel gelato in mano, perché tornerò e quando arriverò voglio che tu sia la prima cosa che vedo! Quindi aspettami, perché ho bisogno di te! E ho bisogno di pace. Adesso devo andare ad allenarmi, quindi ti saluto! Per sempre tuo, Percy

Aprile di 30 anni fa

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Nelle prime ore del mattino del 26 aprile 1986, la centrale nucleare di Chernobyl in Ucraina (ai tempi ancora parte dell’Unione Sovietica) è esplosa, creando quello che è stato descritto come il peggior disastro nucleare che il mondo abbia mai visto. L’esplosione ha rilasciato una ricaduta 400 volte più radioattiva della bomba di Hiroshima, contaminando più di 200.000 km quadrati d’Europa. Circa 600.000 persone sono state esposte a dosi elevate di radiazioni, e più di 350.000 persone hanno dovuto essere evacuate dalle zone contaminate. Anche dopo molti anni di ricerca scientifica e di indagine del governo, ci sono ancora molte domande senza risposta sull’incidente di Chernobyl: a distanza di 30 anni restano ancora alcuni misteri legati al peggior disastro nucleare della storia dell’umanità. Situata a circa 130 km a nord della città di Kiev, in Ucraina, e circa 20 km a sud del confine con la Bielorussia, i quattro reattori della centrale nucleare di Chernobyl sono stati progettati e costruiti tra gli anni ’70 e ’80. Un serbatoio artificiale, di circa 22 kmq di dimensioni e alimentato dal fiume Pripyat, è stato creato per fornire acqua di raffreddamento al reattore. La città più vicina alla centrale era Pripyat, che ospitava circa 50.000 persone nel 1986, secondo la World Nuclear Association. La città più piccola, Chernobyl, era la patria di circa 12.000 residenti. Il resto della regione era composto principalmente da fattorie e boschi. La centrale di Chernobyl utilizzava quattro reattori nucleari RBMK-1000, un progetto che è ormai universalmente riconosciuto come intrinsecamente imperfetto. I reattori RBMK usano combustibile a uranio arricchito U – 235 per riscaldare l’acqua, creando vapore che aziona le turbine dei reattori e genera energia elettrica. Nella maggior parte dei reattori nucleari, dove l’acqua viene utilizzata come refrigerante e per regolare la reattività del nocciolo nucleare, quando questo si riscalda e produce più vapore, l’aumento di sacche di vapore acqueo o “vuoti” riduce la reattività nucleare nel nocciolo. Questa è una caratteristica importante della sicurezza riscontrata nella maggior parte dei reattori costruiti nelle nazioni occidentali. Ma non nei RBMK -1000, che usavano grafite per moderare la reattività del nocciolo e per mantenere una reazione nucleare continua in esso. Quando si riscaldava e produceva più vuoti, il nocciolo divetava più reattivo, non meno, creando un circolo virtuoso che gli ingegneri chiamano “coefficiente positivo vuoto”. Il giorno prima del disastro nucleare di Chernobyl, i gestori degli impianti si stavano preparando ad un arresto per eseguire la manutenzione ordinaria sul reattore numero 4. Violando le norme di sicurezza, gli operatori disabilitarono le attrezzature degli impianti, compresi i meccanismi automatici di spegnimento, secondo il Comitato scientifico delle Nazioni Unite sugli Effetti delle Radiazioni Atomiche (UNSCEAR) . Alle 01:23 del 26 aprile, quando le barre di combustibile nucleare estremamente calde sono state abbassate nell’acqua di raffreddamento, una quantità immensa di vapore è stato creato, che, a causa dei difetti di progettazione dei reattori RBMK, ha innescato più reattività nel cuore nucleare del reattore numero 4. L’aumento di potenza risultante ha provocato un’immensa esplosione che ha staccato la piastra di 1.000 tonnellate che copriva il nocciolo del reattore, rilasciando radiazioni nell’atmosfera e interrompendo il flusso del liquido di raffreddamento nel reattore. Dopo alcuni secondi, una seconda esplosione di una maggiore potenza rispetto alla prima distrusse lintero edificio del reattore, rilasciando un fiume di grafite bollente e altre parti del nocciolo intorno alla centrale, dando inizio ad una serie di intensi incendi intorno al reattore danneggiato e al reattore numero 3, che era ancora in funzione al momento delle esplosioni.

“Carabinieri in cattedra per parlare di Legalità”

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Continuano gli incontri organizzati dai docenti referenti, proff. Lombardi Maria Teresa e Piccione Gemma, dell’IC “don E:Montemurro” per promuovere la cultura della legalità. Il maresciallo capo Giovanni Morisco incontra, di volta in volta, gli alunni delle classi aderenti al progetto “Io cittadino responsabile “ con la presenza dei docenti e del dirigente scolastico prof. Francesco Laddaga. Gli incontri sono introdotti dalla proiezione di un video istituzionale della storia dell’Arma dei Carabinieri che gli alunni seguono con grande attenzione, interesse e curiosità. Fa seguito un vivace e interessante dibattito con domande circa i vari compiti dell’Arma e sui vari fenomeni del bullismo e dell’assunzione di sostanze alcoliche e stupefacenti. Gli incontri durati circa due ore hanno visto la partecipazione attiva e la soddisfazione dei giovani alunni

Ancora una volta la “Montemurro” dà una lezione di democrazia.

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Ostinatamente e caparbiamente il nostro Istituto porta avanti, da ormai sedici anni, il Consiglio comunale dei ragazzi: l’ apprendistato del cittadino. Il 31 marzo 2016 si è insidiato il Consiglio comunale dei Ragazzi dell’IC Montemurro presso l’auditorium dell’ITC “Bachelet” di Gravina. É questa un’iniziativa che ha una forte valenza formativa e che la nostra scuola offre ai ragazzi per consentire loro di vivere un’esperienza diretta di democrazia e per sensibilizzare i giovani cittadini a partecipare alla vita della comunità locale sviluppando la consapevolezza che ciascuno può contribuire al miglioramento della propria comunità. È il modo più naturale di svolgere “ Cittadinanza e Costituzione” così come richiesto dai programmi ministeriali. La sensibilità e le proposte che i ragazzi esprimono in questa attività, possono essere una risorsa ricchissima e, forse, unica per chi è chiamato a gestire il territorio nel rispetto della vita dei suoi abitanti. Importantissimo è dare loro la possibilità di sperimentare la “gestione del potere”, il “senso della collettività”, le “responsabilità sociali” e offrire la possibilità di vivere un vero e proprio apprendistato civile. Gli adolescenti cercano una propria dimensione attraverso la cittadinanza attiva ovvero interessandosi, proponendo, criticando, affermando i propri diritti in un dialogo sereno e pacato con l’Amministrazione degli “adulti”, convinti tutti che solo nel dialogo, ognuno di noi “ cresce” e migliora.
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