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Channel: ALBOPRESS - Rassegna Stampa by ALBOSCUOLE
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Presa di coscienza

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Lucia e l'innominato vengono presentati con due personalità decisamente diverse non solo per la posizione sociale ma anche nel ruolo che svolgono. Da una parte Lucia, vittima di una situazione che dimostra di essere decisa, forte nell'affrontare decisioni e persone. È capace di rinunciare ai suoi affetti e luoghi per amore, si affida a Dio che è capace di perdonare e usare parole umili per entrare nel cuore dell' innominato che è peccatore.

"Il nostro raggio di luce - News" ancora una volta è tra i primi

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Il Liceo Classico “Agostino Nifo” di Sessa Aurunca anche quest’anno ha partecipato al Meeting Nazionale del giornalismo Alboscuole. L'Associazione Nazionale di giornalismo scolastico nasce il 1 ottobre 2002 grazie a Ettore Cristiani, l’attuale Presidente. Alboscuole “progetta, organizza e realizza attività per la ricerca, tutela, valorizzazione e promozione del giornalismo scolastico nelle scuole italiane”. Essa permette alle scuole primarie, secondarie di I grado e superiori di realizzare e pubblicare un giornale web sulla sua piattaforma. Le migliori redazioni studentesche selezionate concorrono per l’assegnazione del Premio Nazionale “Giornalista per 1 giorno” nel corso del Meeting Nazionale che si svolge nel mese di Aprile. Quest’anno il Liceo Classico “Agostino Nifo” ha assistito alla lezione di Giornalismo con Alessandro Lo Nigro il quale ha parlato dell’importanza del giornalismo, come questo deve diffondersi tra le persone e come sia cambiato nel corso degli ultimi anni grazie all'avvento della tecnologia. Nel pomeriggio è arrivata la tanto attesa Cerimonia di Premiazione. L’evento è stato arricchito dalle musiche dei dj e dalla simpatia del presentatore. Il Premio Nazionale “Giornalista per 1 giorno” a.s. 2015/2016 per la sezione Albopress è stato vinto dal giornale scolastico “Il nostro raggio di luce – News” del Liceo Classico “Agostino Nifo” diretto dalla prof.ssa Marina Gallucci. Complimenti al Liceo Classico “Agostino Nifo”, al Dirigente scolastico Prof. Abbate e alla prof. Marina Gallucci, la quale ci dà sempre molta sicurezza e incoraggiamento. Grazie Prof.!

Tre personalità differenti

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I Promessi sposi è un romanzo con cui l' autore , Alessandro Manzoni narra la vicenda di Renzo e Lucia, del loro Matrimonio impedito in un ambiente quello del 600. Oltre a Renzo e Lucia la figura di Don Abbodio cha ha un ruolo importante all'inizio del racconto. Egli infatti è colui che dovrà celebrare il loro matrimonio. Don Abbodio aveva sessant'anni, non era natocon un cuore di leone. Non era ne ricco ne nobile e nemmeno corraggioso. Veniva definito un vaso di terracotta, costretto a viaggiare in compagnia di molti vasi di ferro. Era assorbito continuamente nei pensieri della propria tranquillità. Inoltre si lascia facilmente influenzare da un personaggio influente, Don Rodrigo che manda i bravi affinchè lo invitino a non celebrare le nozze. Renzo è un uomo di vent'anni che fin dall'adolescenza è rimansto orfano. Egli esercita la professione di filatore di seta, una professione ereditaria nella sua famiglia. Questo lavorio però di giorno in giorno va scendendo e di conseguenza Renzo lavora in un poderetto. Conosciuta Lucia, Renzo diventa un grande risparminatore, risoluto e deciso. Lucia è la promessa sposa di Renzo. È povera, vive in condizioni modeste con sua madre infatti anche lei è rimasta orfana di padre. Lavora in casa o in filanda. È di una modestia un po' aggressiva e di una rilevante bellezza. H a lunghe soppraciglie e i capelli neri. È timida, umile e pura infatti quando Renzo pronuncia il nome di Don Rodrigo arroccisce e trema.

LA SOLIDARIETA’ RIEMPIE IL CUORE DI GIOIA

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La solidarietà è uno dei valori che l’uomo ha insito nella propria anima. Essere solidali con qualcuno che è in difficoltà è il modo più bello per sentirsi bene! Riuscire a superare il proprio egoismo è una meta che tutti dovrebbero raggiungere! Bisogna pensare in modo profondo che siamo tutti uguali e per questo, avere tutti gli stessi diritti e le stesse possibilità. Perché non insegnarlo anche ai bambini? Forse da adulti saranno tutti dei grandi uomini e delle grandi donne! Per queste motivazioni la scuola dell’infanzia di Fossacesia Marina da diversi anni aderisce a iniziative di solidarietà (lo Zecchino d’oro; For Life). I genitori annualmente nel periodo prenatalizio, preparano oggetti fatti a mano da vendere nel mercatino della solidarietà, allestito nella scuola. Quest’anno, con il ricavato, le docenti e i genitori hanno deciso di devolvere una cospicua somma a favore della Croce Rossa Italiana di Lanciano. Questo ha permesso l’acquisto di materiale e piccole attrezzature specifiche al primo soccorso. Così nel giorno del 23 dicembre 2015 alle ore 10:30 la scuola dell’Infanzia di Fossacesia Marina ha ospitato con gioia: Bruna Casciato (operatrice), Carmela Cerrone e Antonino Monteamaro (volontari) che attraverso parole molto semplici e chiare, hanno illustrato l’importante funzione della Croce Rossa Italiana, costantemente presente per aiutare persone e bambini in difficoltà. Nel corso della manifestazione e soprattutto al momento della consegna del materiale, le docenti e i piccoli alunni hanno vissuto momenti di grande gioia ed emozione, che si sono protratti nel ricevimento di un dono inaspettato: una targa sulla quale sono incise le testuali parole: “il comitato locale Croce Rossa Italiana di Lanciano ringrazia la scuola dell’infanzia di Fossacesia Marina per la vicinanza e la sensibilità dimostrate nei confronti del nostro sodalizio. Siete i nostri piccoli eroi!” Il presidente Sebastiano d’Auria 23 dicembre 2015 È vero che la solidarietà riempie il cuore di gioia!!

Paolin , tra gusto e storia. redatto da Alberto D'Erba

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Venerdì 15 aprile la nostra redazione al completo,formata da 17 agguerriti cronisti,con block notes, penne e cellulari,accompagnata dal prof. Maurizio Braggion, ideatore e coordinatore di SturlaNews, e dalla prof. Rosa De Bellis, è stata in visita, per il progetto del Secolo XIX, il "Giornale in Classe", allo storico panificio Paolin, situato in Via Felice Gazzolo, a Nervi. Il direttore ha affidato a me il compito di scrivere il pezzo. Devo dire che non mi sono mancate le notizie sul panificio e sulla sua storia, grazie alle puntuali risposte, ai racconti e agli aneddoti di Brunello Saettone, 70 anni, la nostra preziosa guida, titolare e memoria storica dell'esercizio,ritenuto, a furor di popolo, il panettiere più famoso della città. E' stata davvero una mattinata di vera "Buona scuola", quella che abbiamo passato davanti alle teglie, alla farina lievitata, all'impasto, "che deve riposare", ai forni, alla mitica fugassa, appena sfornata. Abbiamo ascoltato le risposte e il racconto di Brunello, con attenzione e grande interesse e, quando è arrivato il momento fatidico di mangiare la focaccia, abbiamo spazzolato in un baleno i pezzi di focaccia calda e gustosa,con "buchi" e "vallette" al posto giusto, che ci hanno distribuito con generosità. Per la cronaca, abbiamo gustato oltre alla normale, quella con le "olive" e le "cipolle" e abbiamo preso in mano un po' di impasto, con il lievito madre, vecchio di sessant'anni. Il fuoco di fila delle nostre domande è cominciato fin da subito. Eccolo domande e risposte in presa diretta. Alla domanda sulla storia del panificio, Brunello, mentre impasta, ci dice che focaccia e pane vengono prodotti dall'esercizio da ben sessantatré anni! Tutto è partito da "Paolin" appunto, al secolo Angelo Saettone,padre del nostro, un panettiere che, prima a Quezzi, poi a Nervi, ha trasformato il suo soprannome in un sogno realizzato; infatti quello di Nervi è il panificio più rinomato e apprezzato di Genova, lo dimostra il fatto che produce circa 100kg di focaccia al giorno,servendola ancora calda ai suoi estimatori, grandi e piccini. "Com'è il lavoro del panettiere? chiediamo "Quello del panettiere - risponde Saettone-è un lavoro duro,con svegli all'1.30 di notte, ma bellissimo, se c'è la passione. Per noi, è un mestiere di famiglia. Dicevo della passione,ragazzi, per me è la stessa del primo giorno". Straordinario, mi vien da pensare, visto che ci dice di essere in attività da oltre mezzo secolo! Sì, perché Il "capo fornaio" di Nervi, ha cominciato il lavoro di panificatore giovanissimo, a circa 17 anni, assieme al fratello maggiore Claudio, tuttavia a soli sette anni aveva preso in mano un pezzo di lievito madre, datogli una domenica dal padre. L'arte è stata trasmessa al figlio Marco, che rappresenta alla grande la nuova generazione e cura anche il sito web del panificio. "Quando è nata la focaccia, orgoglio di Genova?" chiedo "La focaccia è nata intorno al 1500, veniva chiamata "pane ricco" perché conteneva olio e sale, due prodotti costosi e difficilmente reperibili, che ne facevano un mangiare da re. Oggi è uno dei biglietti da visita della tradizione gastronomica genovese, in Italia e nel mondo" Cosa vuol dire la parola “Fugassa”? " In genovese significa “cotta al focolare”;nel 1500 e anche dopo, la focaccia si mangiava in chiesa accompagnata da un bicchiere di vino,in occasione dei matrimoni, al momento della benedizione". "Ma perché la focaccia è tanto buona, quanto difficile da cucinare?" "Questione di mestiere- risponde Saettone-l'esperienza è fondamentale. Ci vogliono anni e anni di lavoro per essere in grado di preparare una focaccia alla genovese con i fiocchi" " Qual è il segreto di Paolin?" " La ricetta è rigida, ma il segreto è nel rispetto delle nostre tradizioni; per esempio nello svolgere ogni passaggio della preparazione a mano, eccetto l'impastatura degli ingredienti e la cottura, senza ausilio di macchinari; utilizzare sempre gli stessi lieviti, il medesimo lievito madre, in grado di rigenerarsi, a contatto con la farina e poi c'è il vento..." Lo guardiamo stupiti "Sì, ragazzi, il vento ha un ruolo importante: se spirerà dal mare la focaccia sarà al tocco, più tenue, se invece spirerà dai monti, se sarà vento di terra, avrà "la crosticina" ai bordi". Poi Saettone ci parla della cottura " a 240/250 gradi tra le parti del forno che si chiamano terra e cielo, alto e basso. La prima lievitazione è in macchina- con i lieviti che si moltiplicano e mangiano gli zuccheri della farina e poi danno aria per lievitare- la seconda proprio in forno" Dopo aver ascoltato i segreti dell'antico impasto, rispondiamo noi a una domanda della giornalista Annalisa Rimassa, che cura la pagina della scuola sul SecoloXIX : "Quanti di voi, farebbero, da grandi il panificatore? " In diversi alziamo la mano. A Brunello, brillano gli occhi. Mentre impasta, Saettone Brunello ci parla di tante altre cose, ad esempio della focaccia, lunga 70 metri, da Guinnes dei primati, del 2011,era una focaccia tricolore, con il bianco del formaggio,il verde delle olive e il rosso del pomodori, della visita a Nervi del famoso chef Vissani, con la troupe di Rai1,e lancia due frecciatine, una al Comune che non dà loro il permesso di tenere un banco al Ducale, l'altra - sorridendo sotto ai baffi-ai colleghi savonesi che non sanno preparare la vera focaccia genovese. Secondo il mio parere, dopo aver degustato la focaccia e il pane, questo è il top dei forni presenti in tutta Genova, per cui vi consiglio di farci un salto al più presto.

GIVE ME FIVE!!!

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Il nostro Istituto Comprensivo ha attivato anche quest'anno un entusiasmante progetto di lingua inglese, denominato "Give me five!!!" e rivolto a tutti i bambini frequentanti l'ultimo anno dei cinque plessi della Scuola dell'Infanzia dell'Istituto. Nel Progetto, sin dall'inizio, si è cercato di dar forma ad un percorso didattico volto ad introdurre i primi elementi della lingua inglese. Le situazioni di apprendimento sono stati programmate cercando di favorire un approccio attivo del bambino attraverso flash-cards, giochi, canzoni, filastrocche, racconti, immagini e quant'altro possa stimolare l'attenzione e la partecipazione degli alunni. Le tre docenti coinvolte hanno cercato continuamente di fornire occasioni nelle quali i bambini potevano apprezzare e sperimentare la pluralità linguistica: da qui il senso di un Progetto educativo-didattico d'inglese per i bambini di cinque anni. Infatti, apprendere i primi elementi di una lingua comunitaria orale, che nel caso specifico è costituita dall'inglese,è stata un'esperienza molto importante in quanto si è dato ai bambini un ulteriore mezzo per comunicare e la possibilità di ampliare la propria visione del mondo. Da non sottovalutare è stata inoltre la dimensione europea e mondiale di cittadinanza all'interno della quale tutti noi siamo inseriti e alla quale appartengono gli alunni, destinati a vivere in una società sempre più multiculturale e pertanto multilingue.

I COLORI DELLA PRIMAVERA

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Aprile, il gran pittore, va a spasso col pennello e mette già colore per fare il mondo bello. Dipinge col celeste l’occhietto ai fiordalisi; col bianco fa la veste dei candidi narcisi; alle margheritine mette nel cuore il giallo; alle campanelline dà un tocco di corallo. Di luce e di colore veste la terra intera. Poi domanda il pittore: -Ti piace, o primavera? di P. Antico

Il mio grande giocattolo partiva...

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Era l’estate del 2006 avevo solo quattro anni ed ero una bambina spensierata, curiosa di conoscere il mondo. Mio fratello aveva finito il suo secondo anno di scuola e doveva partire in Svizzera da mio zio per passare l’estate. La sera prima della partenza ero abbastanza tranquilla e non pensavo al fatto che mio fratello Vittorio non sarebbe stato a casa con me per tre mesi. Il giorno della partenza tutta la famiglia l’accompagnò alla fermata dell’autobus inclusa io che ero ancora serena. Era arrivata l’ora che partisse e se ne andasse via. Incominciò a salutarci uno a uno e là inizia a piangere perché non volevo che lui se ne andasse senza portami con sé. Ero abbastanza affezionata a lui e mi sembrava molto strano che lui partisse. Salito sull’autobus, il mio volto era rigato dalle lacrime e non sapevo più quel che facevo. Inizia a gridare che lui era solo ed esclusivamente mio, volevo rincorrere l’autobus per raggiungerlo, per convincerlo a non partire, perché mi sarebbe mancato tantissimo, ma mio padre mi teneva stretta senza lasciarmi andare. Molte persone guardandomi ridevano perché secondo me, era abbastanza strano vedere una bambina dimenarsi così tanto solo per la partenza di su fratello. Io,però gli volevo bene, lui giocava e scherzava con me e quei tre mesi senza di lui sarebbero stati diversi perché ci sarebbe stata una persona in meno affianco a me e quindi mi sarebbe mancato. Ora, invece, che sono grande, il mio rapporto con lui è cambiato, lui è un po’ distante poiché è impegnato con il suo lavoro e non ha il tempo necessario per dedicarlo a me. Tuttavia se non volevo che lui partisse, un motivo ci sarà stato! Quando si è piccoli, si è più egoisti, perché vogliamo le cose solo per noi senza condividerle con nessuno. Per questo motivo, suppongo, che io non volessi condividere Vittorio con nessuno. Era il mio “grande giocattolo” che ogni sera mi coccolava.

Il ritorno di AVATAR

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E se Jake riuscisse a convincere i nativi ad insegnare agli uomini i valori della vita, a portare l’armonia sulla Terra? Bhè, credo che non sarebbe stato difficile convincerli perché, essendo molto legati alla natura accetterebbero il fatto di insegnare ad altre popolazioni i valori della vita. Una volta giunti sulla Terra i nativi parlano con i vari presidenti e si accordano su come cercare di cambiare gli atteggiamenti degli uomini verso la natura che li circonda. Decidono di far passare agli umani un intero mese sul pianeta Pandora senza alcun oggetto tecnologico, lasciandoli esclusivamente a contatto con la natura. All’inizio gi uomini sono un po’ scettici all’idea di non usare alcuna tecnologia, ma anche arrabbiati per la sconfitta. Jake però li convince e afferma che stando a contatto con le tradizioni degli indigeni, lo stile di vita cambia, la mente si apre perché la natura trasmette un senso di calma e tranquillità. Durante la loro permanenza su Pandora, gli omini cambiano il loro modo di vita, si sono completamente dimenticati delle varie tecnologie presenti sulla Terra e sono diventati parte integrante della società, dopo una serie di “lezioni” sulla natura, sulla vita e su i suoi valori. Per i nativi, infatti, la vita è qualcosa di importante, che non va tolta a nessuno ed è per questo che loro odiano uccidere qualcuno o qualcosa e cercano in tutti i modi, di farlo capire agli uomini. Gli umani sono riusciti finalmente a capirlo e si scusano per ciò che avevano fatto alla natura quando erano in guerra. Trascorso l’intero mese su Pandora e dopo aver appreso i significati dei valori della vita e il rispetto per la natura, tornano sulla Terra e richiudono tutti gli oggetti tecnologici in una casa abbandonata e promettono di non usarli più per condurre una vita a contatto diretto con la natura. Finalmente hanno un legame vero e proprio con la natura e cercano in tutti i modi di salvaguardarlo.

LA FESTA DEI LAVORATORI

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Il 1° Maggio nasce come momento di lotta internazionale di tutti i lavoratori, senza barriere geografiche, né tanto meno sociali, per affermare i propri diritti, per raggiungere obiettivi, per migliorare la propria condizione. "Otto ore di lavoro, otto di svago, otto per dormire" fu la parola d'ordine, coniata in Australia nel 1855, e condivisa da gran parte del movimento sindacale organizzato del primo Novecento. Si aprì così la strada a rivendicazioni generali e alla ricerca di un giorno, il primo Maggio, appunto, in cui tutti i lavoratori potessero incontrarsi per esercitare una forma di lotta e per affermare la propria autonomia e indipendenza. La storia del primo Maggio rappresenta, oggi, il segno delle trasformazioni che hanno caratterizzato i flussi politici e sociali all'interno del movimento operaio dalla fine del secolo scorso in poi. Dal congresso dell'Associazione internazionale dei lavoratori - la Prima Internazionale - riunito a Ginevra nel settembre 1866, scaturì una proposta concreta: "otto ore come limite legale dell'attività lavorativa". A sviluppare un grande movimento di lotta sulla questione delle otto ore furono soprattutto le organizzazioni dei lavoratori statunitensi. Lo Stato dell'Illinois, nel 1866, approvò una legge che introduceva la giornata lavorativa di otto ore, ma con limitazioni tali da impedirne l'estesa ed effettiva applicazione. L'entrata in vigore della legge era stata fissata per il 1 Maggio 1867 e per quel giorno venne organizzata a Chicago una grande manifestazione. Diecimila lavoratori diedero vita al più grande corteo mai visto per le strade della città americana. Nell'ottobre del 1884 la Federation of Organized Trades and Labour Unions indicò nel 1 Maggio 1886 la data limite, a partire dalla quale gli operai americani si sarebbero rifiutati di lavorare più di otto ore al giorno. Il 1 Maggio 1886 cadeva di sabato, allora giornata lavorativa, ma in dodicimila fabbriche degli Stati Uniti 400 mila lavoratori incrociarono le braccia. Nella sola Chicago scioperarono e parteciparono al grande corteo in 80 mila. Tutto si svolse pacificamente, ma nei giorni successivi scioperi e manifestazioni proseguirono e nelle principali città industriali americane la tensione si fece sempre più acuta. Il lunedì la polizia fece fuoco contro i dimostranti radunati davanti ad una fabbrica per protestare contro i licenziamenti, provocando quattro morti. Per protesta fu indetta una manifestazione per il giorno dopo, durante la quale, mentre la polizia si avvicinava al palco degli oratori per interrompere il comizio, fu lanciata una bomba. I poliziotti aprirono il fuoco sulla folla. Alla fine si contarono otto morti e numerosi feriti. Il giorno dopo a Milwaukee la polizia sparò contro i manifestanti (operai polacchi) provocando nove vittime. Una feroce ondata repressiva si abbatté contro le organizzazioni sindacali e politiche dei lavoratori, le cui sedi furono devastate e chiuse e i cui dirigenti vennero arrestati. Per i fatti di Chicago furono condannati a morte otto noti esponenti anarchici malgrado non ci fossero prove della loro partecipazione all'attentato. Due di loro ebbero la pena commutata in ergastolo, uno venne trovato morto in cella, gli altri quattro furono impiccati in carcere l'11 novembre 1887. Il ricordo dei "martiri di Chicago" era diventato simbolo di lotta per le otto ore e riviveva nella giornata ad essa dedicata: il 1 Maggio. Il 20 luglio 1889 il congresso costitutivo della Seconda Internazionale, riunito a Parigi, decise che "una grande manifestazione sarebbe stata organizzata per una data stabilita, in modo che simultaneamente in tutti i paesi e in tute le città, i lavoratori avrebbero chiesto alle pubbliche autorità di ridurre per legge la giornata lavorativa a otto ore". La scelta cadde sul primo Maggio dell'anno successivo, appunto per il valore simbolico che quella giornata aveva assunto. In Italia come negli altri Paesi il grande successo del 1 Maggio, concepita come manifestazione straordinaria e unica, indusse le organizzazioni operaie e socialiste a rinnovare l'evento anche per il 1891. A Roma la manifestazione era stata convocata in pazza Santa Croce in Gerusalemme, nei pressi di S.Giovanni. La tensione era alta, ci furono tumulti che provocarono diversi morti e feriti e centinaia di arresti tra i manifestanti. Nel resto d'Italia e del mondo la replica del 1 Maggio ebbe uno svolgimento più tranquillo. Lo spirito di quella giornata si stava radicando nelle coscienze dei lavoratori. Nell'agosto del 1891 il II congresso dell'Internazionale, riunito a Bruxelles, assunse la decisione di rendere permanente la ricorrenza. D'ora in avanti il 1 Maggio sarebbe stato la "festa dei lavoratori di tutti i paesi, nella quale i lavoratori dovevano manifestare la comunanza delle loro rivendicazioni e della loro solidarietà". Nel nostro Paese il fascismo decise la soppressione del 1 Maggio, che durante il ventennio fu fatto coincidere con la celebrazione del 21 aprile, il cosiddetto Natale di Roma. Mentre la festa del lavoro assume una connotazione quanto mai "sovversiva", divenendo occasione per esprimere in forme diverse (dal garofano rosso all'occhiello, alle scritte sui muri, dalla diffusione di volantini alla riunione in osteria) l'opposizione al regime. Il 1 Maggio tornò a celebrarsi nel 1945, sei giorno dopo la liberazione dell'Italia. La pagina più sanguinosa della festa del lavoro venne scritta nel 1947 a Portella della Ginestra, dove circa duemila persone del movimento contadino si erano date appuntamento per festeggiare la fine della dittatura e il ripristino delle libertà, mentre cadevano i secolari privilegi di pochi, dopo anni di sottomissione a un potere feudale. La banda Giuliano fece fuoco tra la folla, provocando undici morti e oltre cinquanta feriti. La Cgil proclamò lo sciopero generale e puntò il dito contro "la volontà dei latifondisti siciliani di soffocare nel sangue le organizzazioni dei lavoratori". La strage di Portella delle Ginestre, secondo l'allora ministro dell'Interno, Mario Scelba, chiamato a rispondere davanti all'Assemblea Costituente, non fu un delitto politico. Ma nel 1949 il bandito Giuliano scrisse una lettera ai giornali e alla polizia per rivendicare lo scopo politico della sua strage. Il 14 luglio 1950 il bandito fu ucciso dal suo luogotenente, Gaspare Pisciotta, il quale a sua volta fu avvelenato in carcere il 9 febbraio del 1954 dopo aver pronunciato clamorose rivelazioni sui mandanti della strage di Portella. Le profonde trasformazioni sociali, il mutamento delle abitudini, la progressiva omogeneizzazione delle abitudini hanno profondamente cambiato il significato di una ricorrenza che aveva sempre esaltato la distinzione della classe operaia. Il modo di celebrare il 1 maggio è quindi cambiato nel corso degli anni. Da diversi anni Cgil, Cisl, Uil hanno scelto di celebrare la giornata del 1 Maggio promovendo una manifestazione nazionale dedicata ad uno specifico tema. E' diventato un appuntamento anche il tradizionale concerto rock che i sindacati confederali organizzano in piazza San Giovanni a Roma.

LA FESTA DEI LAVORATORI

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Il 1° Maggio nasce come momento di lotta internazionale di tutti i lavoratori, senza barriere geografiche, né tanto meno sociali, per affermare i propri diritti, per raggiungere obiettivi, per migliorare la propria condizione. "Otto ore di lavoro, otto di svago, otto per dormire" fu la parola d'ordine, coniata in Australia nel 1855, e condivisa da gran parte del movimento sindacale organizzato del primo Novecento. Si aprì così la strada a rivendicazioni generali e alla ricerca di un giorno, il primo Maggio, appunto, in cui tutti i lavoratori potessero incontrarsi per esercitare una forma di lotta e per affermare la propria autonomia e indipendenza. La storia del primo Maggio rappresenta, oggi, il segno delle trasformazioni che hanno caratterizzato i flussi politici e sociali all'interno del movimento operaio dalla fine del secolo scorso in poi. Dal congresso dell'Associazione internazionale dei lavoratori - la Prima Internazionale - riunito a Ginevra nel settembre 1866, scaturì una proposta concreta: "otto ore come limite legale dell'attività lavorativa". A sviluppare un grande movimento di lotta sulla questione delle otto ore furono soprattutto le organizzazioni dei lavoratori statunitensi. Lo Stato dell'Illinois, nel 1866, approvò una legge che introduceva la giornata lavorativa di otto ore, ma con limitazioni tali da impedirne l'estesa ed effettiva applicazione. L'entrata in vigore della legge era stata fissata per il 1 Maggio 1867 e per quel giorno venne organizzata a Chicago una grande manifestazione. Diecimila lavoratori diedero vita al più grande corteo mai visto per le strade della città americana. Nell'ottobre del 1884 la Federation of Organized Trades and Labour Unions indicò nel 1 Maggio 1886 la data limite, a partire dalla quale gli operai americani si sarebbero rifiutati di lavorare più di otto ore al giorno. Il 1 Maggio 1886 cadeva di sabato, allora giornata lavorativa, ma in dodicimila fabbriche degli Stati Uniti 400 mila lavoratori incrociarono le braccia. Nella sola Chicago scioperarono e parteciparono al grande corteo in 80 mila. Tutto si svolse pacificamente, ma nei giorni successivi scioperi e manifestazioni proseguirono e nelle principali città industriali americane la tensione si fece sempre più acuta. Il lunedì la polizia fece fuoco contro i dimostranti radunati davanti ad una fabbrica per protestare contro i licenziamenti, provocando quattro morti. Per protesta fu indetta una manifestazione per il giorno dopo, durante la quale, mentre la polizia si avvicinava al palco degli oratori per interrompere il comizio, fu lanciata una bomba. I poliziotti aprirono il fuoco sulla folla. Alla fine si contarono otto morti e numerosi feriti. Il giorno dopo a Milwaukee la polizia sparò contro i manifestanti (operai polacchi) provocando nove vittime. Una feroce ondata repressiva si abbatté contro le organizzazioni sindacali e politiche dei lavoratori, le cui sedi furono devastate e chiuse e i cui dirigenti vennero arrestati. Per i fatti di Chicago furono condannati a morte otto noti esponenti anarchici malgrado non ci fossero prove della loro partecipazione all'attentato. Due di loro ebbero la pena commutata in ergastolo, uno venne trovato morto in cella, gli altri quattro furono impiccati in carcere l'11 novembre 1887. Il ricordo dei "martiri di Chicago" era diventato simbolo di lotta per le otto ore e riviveva nella giornata ad essa dedicata: il 1 Maggio. Il 20 luglio 1889 il congresso costitutivo della Seconda Internazionale, riunito a Parigi, decise che "una grande manifestazione sarebbe stata organizzata per una data stabilita, in modo che simultaneamente in tutti i paesi e in tute le città, i lavoratori avrebbero chiesto alle pubbliche autorità di ridurre per legge la giornata lavorativa a otto ore". La scelta cadde sul primo Maggio dell'anno successivo, appunto per il valore simbolico che quella giornata aveva assunto. In Italia come negli altri Paesi il grande successo del 1 Maggio, concepita come manifestazione straordinaria e unica, indusse le organizzazioni operaie e socialiste a rinnovare l'evento anche per il 1891. A Roma la manifestazione era stata convocata in pazza Santa Croce in Gerusalemme, nei pressi di S.Giovanni. La tensione era alta, ci furono tumulti che provocarono diversi morti e feriti e centinaia di arresti tra i manifestanti. Nel resto d'Italia e del mondo la replica del 1 Maggio ebbe uno svolgimento più tranquillo. Lo spirito di quella giornata si stava radicando nelle coscienze dei lavoratori. Nell'agosto del 1891 il II congresso dell'Internazionale, riunito a Bruxelles, assunse la decisione di rendere permanente la ricorrenza. D'ora in avanti il 1 Maggio sarebbe stato la "festa dei lavoratori di tutti i paesi, nella quale i lavoratori dovevano manifestare la comunanza delle loro rivendicazioni e della loro solidarietà". Nel nostro Paese il fascismo decise la soppressione del 1 Maggio, che durante il ventennio fu fatto coincidere con la celebrazione del 21 aprile, il cosiddetto Natale di Roma. Mentre la festa del lavoro assume una connotazione quanto mai "sovversiva", divenendo occasione per esprimere in forme diverse (dal garofano rosso all'occhiello, alle scritte sui muri, dalla diffusione di volantini alla riunione in osteria) l'opposizione al regime. Il 1 Maggio tornò a celebrarsi nel 1945, sei giorno dopo la liberazione dell'Italia. La pagina più sanguinosa della festa del lavoro venne scritta nel 1947 a Portella della Ginestra, dove circa duemila persone del movimento contadino si erano date appuntamento per festeggiare la fine della dittatura e il ripristino delle libertà, mentre cadevano i secolari privilegi di pochi, dopo anni di sottomissione a un potere feudale. La banda Giuliano fece fuoco tra la folla, provocando undici morti e oltre cinquanta feriti. La Cgil proclamò lo sciopero generale e puntò il dito contro "la volontà dei latifondisti siciliani di soffocare nel sangue le organizzazioni dei lavoratori". La strage di Portella delle Ginestre, secondo l'allora ministro dell'Interno, Mario Scelba, chiamato a rispondere davanti all'Assemblea Costituente, non fu un delitto politico. Ma nel 1949 il bandito Giuliano scrisse una lettera ai giornali e alla polizia per rivendicare lo scopo politico della sua strage. Il 14 luglio 1950 il bandito fu ucciso dal suo luogotenente, Gaspare Pisciotta, il quale a sua volta fu avvelenato in carcere il 9 febbraio del 1954 dopo aver pronunciato clamorose rivelazioni sui mandanti della strage di Portella. Le profonde trasformazioni sociali, il mutamento delle abitudini, la progressiva omogeneizzazione delle abitudini hanno profondamente cambiato il significato di una ricorrenza che aveva sempre esaltato la distinzione della classe operaia. Il modo di celebrare il 1 maggio è quindi cambiato nel corso degli anni. Da diversi anni Cgil, Cisl, Uil hanno scelto di celebrare la giornata del 1 Maggio promovendo una manifestazione nazionale dedicata ad uno specifico tema. E' diventato un appuntamento anche il tradizionale concerto rock che i sindacati confederali organizzano in piazza San Giovanni a Roma.

LA FESTA DEI LAVORATORI

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Il 1° Maggio nasce come momento di lotta internazionale di tutti i lavoratori, senza barriere geografiche, né tanto meno sociali, per affermare i propri diritti, per raggiungere obiettivi, per migliorare la propria condizione. "Otto ore di lavoro, otto di svago, otto per dormire" fu la parola d'ordine, coniata in Australia nel 1855, e condivisa da gran parte del movimento sindacale organizzato del primo Novecento. Si aprì così la strada a rivendicazioni generali e alla ricerca di un giorno, il primo Maggio, appunto, in cui tutti i lavoratori potessero incontrarsi per esercitare una forma di lotta e per affermare la propria autonomia e indipendenza. La storia del primo Maggio rappresenta, oggi, il segno delle trasformazioni che hanno caratterizzato i flussi politici e sociali all'interno del movimento operaio dalla fine del secolo scorso in poi. Dal congresso dell'Associazione internazionale dei lavoratori - la Prima Internazionale - riunito a Ginevra nel settembre 1866, scaturì una proposta concreta: "otto ore come limite legale dell'attività lavorativa". A sviluppare un grande movimento di lotta sulla questione delle otto ore furono soprattutto le organizzazioni dei lavoratori statunitensi. Lo Stato dell'Illinois, nel 1866, approvò una legge che introduceva la giornata lavorativa di otto ore, ma con limitazioni tali da impedirne l'estesa ed effettiva applicazione. L'entrata in vigore della legge era stata fissata per il 1 Maggio 1867 e per quel giorno venne organizzata a Chicago una grande manifestazione. Diecimila lavoratori diedero vita al più grande corteo mai visto per le strade della città americana. Nell'ottobre del 1884 la Federation of Organized Trades and Labour Unions indicò nel 1 Maggio 1886 la data limite, a partire dalla quale gli operai americani si sarebbero rifiutati di lavorare più di otto ore al giorno. Il 1 Maggio 1886 cadeva di sabato, allora giornata lavorativa, ma in dodicimila fabbriche degli Stati Uniti 400 mila lavoratori incrociarono le braccia. Nella sola Chicago scioperarono e parteciparono al grande corteo in 80 mila. Tutto si svolse pacificamente, ma nei giorni successivi scioperi e manifestazioni proseguirono e nelle principali città industriali americane la tensione si fece sempre più acuta. Il lunedì la polizia fece fuoco contro i dimostranti radunati davanti ad una fabbrica per protestare contro i licenziamenti, provocando quattro morti. Per protesta fu indetta una manifestazione per il giorno dopo, durante la quale, mentre la polizia si avvicinava al palco degli oratori per interrompere il comizio, fu lanciata una bomba. I poliziotti aprirono il fuoco sulla folla. Alla fine si contarono otto morti e numerosi feriti. Il giorno dopo a Milwaukee la polizia sparò contro i manifestanti (operai polacchi) provocando nove vittime. Una feroce ondata repressiva si abbatté contro le organizzazioni sindacali e politiche dei lavoratori, le cui sedi furono devastate e chiuse e i cui dirigenti vennero arrestati. Per i fatti di Chicago furono condannati a morte otto noti esponenti anarchici malgrado non ci fossero prove della loro partecipazione all'attentato. Due di loro ebbero la pena commutata in ergastolo, uno venne trovato morto in cella, gli altri quattro furono impiccati in carcere l'11 novembre 1887. Il ricordo dei "martiri di Chicago" era diventato simbolo di lotta per le otto ore e riviveva nella giornata ad essa dedicata: il 1 Maggio. Il 20 luglio 1889 il congresso costitutivo della Seconda Internazionale, riunito a Parigi, decise che "una grande manifestazione sarebbe stata organizzata per una data stabilita, in modo che simultaneamente in tutti i paesi e in tute le città, i lavoratori avrebbero chiesto alle pubbliche autorità di ridurre per legge la giornata lavorativa a otto ore". La scelta cadde sul primo Maggio dell'anno successivo, appunto per il valore simbolico che quella giornata aveva assunto. In Italia come negli altri Paesi il grande successo del 1 Maggio, concepita come manifestazione straordinaria e unica, indusse le organizzazioni operaie e socialiste a rinnovare l'evento anche per il 1891. A Roma la manifestazione era stata convocata in pazza Santa Croce in Gerusalemme, nei pressi di S.Giovanni. La tensione era alta, ci furono tumulti che provocarono diversi morti e feriti e centinaia di arresti tra i manifestanti. Nel resto d'Italia e del mondo la replica del 1 Maggio ebbe uno svolgimento più tranquillo. Lo spirito di quella giornata si stava radicando nelle coscienze dei lavoratori. Nell'agosto del 1891 il II congresso dell'Internazionale, riunito a Bruxelles, assunse la decisione di rendere permanente la ricorrenza. D'ora in avanti il 1 Maggio sarebbe stato la "festa dei lavoratori di tutti i paesi, nella quale i lavoratori dovevano manifestare la comunanza delle loro rivendicazioni e della loro solidarietà". Nel nostro Paese il fascismo decise la soppressione del 1 Maggio, che durante il ventennio fu fatto coincidere con la celebrazione del 21 aprile, il cosiddetto Natale di Roma. Mentre la festa del lavoro assume una connotazione quanto mai "sovversiva", divenendo occasione per esprimere in forme diverse (dal garofano rosso all'occhiello, alle scritte sui muri, dalla diffusione di volantini alla riunione in osteria) l'opposizione al regime. Il 1 Maggio tornò a celebrarsi nel 1945, sei giorno dopo la liberazione dell'Italia. La pagina più sanguinosa della festa del lavoro venne scritta nel 1947 a Portella della Ginestra, dove circa duemila persone del movimento contadino si erano date appuntamento per festeggiare la fine della dittatura e il ripristino delle libertà, mentre cadevano i secolari privilegi di pochi, dopo anni di sottomissione a un potere feudale. La banda Giuliano fece fuoco tra la folla, provocando undici morti e oltre cinquanta feriti. La Cgil proclamò lo sciopero generale e puntò il dito contro "la volontà dei latifondisti siciliani di soffocare nel sangue le organizzazioni dei lavoratori". La strage di Portella delle Ginestre, secondo l'allora ministro dell'Interno, Mario Scelba, chiamato a rispondere davanti all'Assemblea Costituente, non fu un delitto politico. Ma nel 1949 il bandito Giuliano scrisse una lettera ai giornali e alla polizia per rivendicare lo scopo politico della sua strage. Il 14 luglio 1950 il bandito fu ucciso dal suo luogotenente, Gaspare Pisciotta, il quale a sua volta fu avvelenato in carcere il 9 febbraio del 1954 dopo aver pronunciato clamorose rivelazioni sui mandanti della strage di Portella. Le profonde trasformazioni sociali, il mutamento delle abitudini, la progressiva omogeneizzazione delle abitudini hanno profondamente cambiato il significato di una ricorrenza che aveva sempre esaltato la distinzione della classe operaia. Il modo di celebrare il 1 maggio è quindi cambiato nel corso degli anni. Da diversi anni Cgil, Cisl, Uil hanno scelto di celebrare la giornata del 1 Maggio promovendo una manifestazione nazionale dedicata ad uno specifico tema. E' diventato un appuntamento anche il tradizionale concerto rock che i sindacati confederali organizzano in piazza San Giovanni a Roma.

LA FESTA DEI LAVORATORI

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Il 1° Maggio nasce come momento di lotta internazionale di tutti i lavoratori, senza barriere geografiche, né tanto meno sociali, per affermare i propri diritti, per raggiungere obiettivi, per migliorare la propria condizione. "Otto ore di lavoro, otto di svago, otto per dormire" fu la parola d'ordine, coniata in Australia nel 1855, e condivisa da gran parte del movimento sindacale organizzato del primo Novecento. Si aprì così la strada a rivendicazioni generali e alla ricerca di un giorno, il primo Maggio, appunto, in cui tutti i lavoratori potessero incontrarsi per esercitare una forma di lotta e per affermare la propria autonomia e indipendenza. La storia del primo Maggio rappresenta, oggi, il segno delle trasformazioni che hanno caratterizzato i flussi politici e sociali all'interno del movimento operaio dalla fine del secolo scorso in poi. Dal congresso dell'Associazione internazionale dei lavoratori - la Prima Internazionale - riunito a Ginevra nel settembre 1866, scaturì una proposta concreta: "otto ore come limite legale dell'attività lavorativa". A sviluppare un grande movimento di lotta sulla questione delle otto ore furono soprattutto le organizzazioni dei lavoratori statunitensi. Lo Stato dell'Illinois, nel 1866, approvò una legge che introduceva la giornata lavorativa di otto ore, ma con limitazioni tali da impedirne l'estesa ed effettiva applicazione. L'entrata in vigore della legge era stata fissata per il 1 Maggio 1867 e per quel giorno venne organizzata a Chicago una grande manifestazione. Diecimila lavoratori diedero vita al più grande corteo mai visto per le strade della città americana. Nell'ottobre del 1884 la Federation of Organized Trades and Labour Unions indicò nel 1 Maggio 1886 la data limite, a partire dalla quale gli operai americani si sarebbero rifiutati di lavorare più di otto ore al giorno. Il 1 Maggio 1886 cadeva di sabato, allora giornata lavorativa, ma in dodicimila fabbriche degli Stati Uniti 400 mila lavoratori incrociarono le braccia. Nella sola Chicago scioperarono e parteciparono al grande corteo in 80 mila. Tutto si svolse pacificamente, ma nei giorni successivi scioperi e manifestazioni proseguirono e nelle principali città industriali americane la tensione si fece sempre più acuta. Il lunedì la polizia fece fuoco contro i dimostranti radunati davanti ad una fabbrica per protestare contro i licenziamenti, provocando quattro morti. Per protesta fu indetta una manifestazione per il giorno dopo, durante la quale, mentre la polizia si avvicinava al palco degli oratori per interrompere il comizio, fu lanciata una bomba. I poliziotti aprirono il fuoco sulla folla. Alla fine si contarono otto morti e numerosi feriti. Il giorno dopo a Milwaukee la polizia sparò contro i manifestanti (operai polacchi) provocando nove vittime. Una feroce ondata repressiva si abbatté contro le organizzazioni sindacali e politiche dei lavoratori, le cui sedi furono devastate e chiuse e i cui dirigenti vennero arrestati. Per i fatti di Chicago furono condannati a morte otto noti esponenti anarchici malgrado non ci fossero prove della loro partecipazione all'attentato. Due di loro ebbero la pena commutata in ergastolo, uno venne trovato morto in cella, gli altri quattro furono impiccati in carcere l'11 novembre 1887. Il ricordo dei "martiri di Chicago" era diventato simbolo di lotta per le otto ore e riviveva nella giornata ad essa dedicata: il 1 Maggio. Il 20 luglio 1889 il congresso costitutivo della Seconda Internazionale, riunito a Parigi, decise che "una grande manifestazione sarebbe stata organizzata per una data stabilita, in modo che simultaneamente in tutti i paesi e in tute le città, i lavoratori avrebbero chiesto alle pubbliche autorità di ridurre per legge la giornata lavorativa a otto ore". La scelta cadde sul primo Maggio dell'anno successivo, appunto per il valore simbolico che quella giornata aveva assunto. In Italia come negli altri Paesi il grande successo del 1 Maggio, concepita come manifestazione straordinaria e unica, indusse le organizzazioni operaie e socialiste a rinnovare l'evento anche per il 1891. A Roma la manifestazione era stata convocata in pazza Santa Croce in Gerusalemme, nei pressi di S.Giovanni. La tensione era alta, ci furono tumulti che provocarono diversi morti e feriti e centinaia di arresti tra i manifestanti. Nel resto d'Italia e del mondo la replica del 1 Maggio ebbe uno svolgimento più tranquillo. Lo spirito di quella giornata si stava radicando nelle coscienze dei lavoratori. Nell'agosto del 1891 il II congresso dell'Internazionale, riunito a Bruxelles, assunse la decisione di rendere permanente la ricorrenza. D'ora in avanti il 1 Maggio sarebbe stato la "festa dei lavoratori di tutti i paesi, nella quale i lavoratori dovevano manifestare la comunanza delle loro rivendicazioni e della loro solidarietà". Nel nostro Paese il fascismo decise la soppressione del 1 Maggio, che durante il ventennio fu fatto coincidere con la celebrazione del 21 aprile, il cosiddetto Natale di Roma. Mentre la festa del lavoro assume una connotazione quanto mai "sovversiva", divenendo occasione per esprimere in forme diverse (dal garofano rosso all'occhiello, alle scritte sui muri, dalla diffusione di volantini alla riunione in osteria) l'opposizione al regime. Il 1 Maggio tornò a celebrarsi nel 1945, sei giorno dopo la liberazione dell'Italia. La pagina più sanguinosa della festa del lavoro venne scritta nel 1947 a Portella della Ginestra, dove circa duemila persone del movimento contadino si erano date appuntamento per festeggiare la fine della dittatura e il ripristino delle libertà, mentre cadevano i secolari privilegi di pochi, dopo anni di sottomissione a un potere feudale. La banda Giuliano fece fuoco tra la folla, provocando undici morti e oltre cinquanta feriti. La Cgil proclamò lo sciopero generale e puntò il dito contro "la volontà dei latifondisti siciliani di soffocare nel sangue le organizzazioni dei lavoratori". La strage di Portella delle Ginestre, secondo l'allora ministro dell'Interno, Mario Scelba, chiamato a rispondere davanti all'Assemblea Costituente, non fu un delitto politico. Ma nel 1949 il bandito Giuliano scrisse una lettera ai giornali e alla polizia per rivendicare lo scopo politico della sua strage. Il 14 luglio 1950 il bandito fu ucciso dal suo luogotenente, Gaspare Pisciotta, il quale a sua volta fu avvelenato in carcere il 9 febbraio del 1954 dopo aver pronunciato clamorose rivelazioni sui mandanti della strage di Portella. Le profonde trasformazioni sociali, il mutamento delle abitudini, la progressiva omogeneizzazione delle abitudini hanno profondamente cambiato il significato di una ricorrenza che aveva sempre esaltato la distinzione della classe operaia. Il modo di celebrare il 1 maggio è quindi cambiato nel corso degli anni. Da diversi anni Cgil, Cisl, Uil hanno scelto di celebrare la giornata del 1 Maggio promovendo una manifestazione nazionale dedicata ad uno specifico tema. E' diventato un appuntamento anche il tradizionale concerto rock che i sindacati confederali organizzano in piazza San Giovanni a Roma.

ScuolAtella web news

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Il successo del nostro giornalino scolastico è confermato dalle tante attestazioni di stima espresse da chi legge gli articoli o da chi ne sancisce la validità in maniera critica e oggettiva. Chi scrive gli articoli ha modo di esprimere molto di sè, spesso uscendo da un freddo anonimato. E' un modo e un mezzo di espressione ad ogni livello, un qualcosa che ci rappresenta sia individualmente che come collettivo, una carta d'identità che dà delle precise generalità per chi vuole sapere da dove viene tanto entusiasmo. E' un valido modo per fare squadra ma anche per creare autostima e per dare un senso di appartenenza proprio quando certi valori sembrano essere perduti. Una scuola che sa fare scuola, fa anche questo.

Riflessioni sul giornalino scolastico

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A noi piace molto il giornalino, perché ci permette di sapere tutto ciò che fanno le altre classi, attraverso i loro disegni e i loro testi. Nelle nostra scuola ci sono ragazzi e ragazze che hanno la capacità di raccontare in modo tale che il lettore riviva in prima persona le esperienze accadute. Poi ci sono i tanti disegni, che accompagnano i testi, che possono essere colorati, alcuni sembrano fatti da artisti, altri ancora non sono disegnati molto bene ma nascondono, in fondo, il segreto più bello di tutti, la semplicità. Noi adoriamo il giornalino per questi motivi. (Angela Telesca e Norma Mollica) Da quando abbiamo iniziato la scuola media, abbiamo trovato un nuovo passatempo: scrivere degli articoli per il giornalino scolastico. È una trovata molto divertente, perché ci emoziona inventare racconti e colorare disegni da pubblicare. Ognuno ha la possibilità di scrivere le proprie opinioni. Per un ragazzo timido è il modo migliore per non avere paura del giudizio altrui. Chi è interessato alla notizia pubblicata, la legge scoprendo sempre nuove cose. (Greta Cataldo, Francesca Pinto, Morena Zaccagnino, Rachele Colangelo) Il giornalino è una trovata fantastica perché ci permette di esprimere i nostri pensieri e le nostre fantasie e ci incoraggia ad impegnarci di più nello studio. Speriamo che duri fino alla terza media! È davvero stupendo! (Alessia Larossa e Fabiana Pia Turtora) Grazie a questo giornalino riusciamo ad esprimerci, attraverso i nostri testi. La gente che accede al giornalino è così al corrente di quello che scriviamo ogni giorno. Il giornalino è molto importante perché rappresenta noi e la nostra scuola. (Emanuele Vito Rosa, Federica Satriano, Francesco Pio Montesano, Federica Iazzolino)

C'ERA UNA VOLTA

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C’era una volta uno che un piede c’aveva un pruno, e dal gusto che c’aveva se lo levava e se lo metteva. C’era una volta due che correvan dietro a un bue. Quando questo si voltò uno fuggi e l’altro scappò. C’era una volta tre che bevevano il caffé, chi nella tazza, chi nel piattino e il più piccino dentro il catino. C’era una volta quattro che tiravano la coda a un gatto. Il gatto si girò e tutti e quattro li bastonò. C’era una volta cinque che mostravano le lingue. Una brutta vecchia che passò tutti e cinque li bastonò. C’era una volta sei che si contavano tutti i nei. E a chi ce ne aveva di più se li tingeva tutti di blu. C’era una volta sette che mangiavano le polpette. Quando le ebbero finite si leccarono tutti le dita. C’era una volta otto che si litigavano per un biscotto. Passò un brutto cane nero e si mangiò il biscotto intero. C’era una volta nove che dicevano nessuno ci muove! Arrivò un terremoto e li buttò tutti nel vuoto. C’era una volta dieci che contavano un sacco di ceci. Quando arrivarono a cento si addormentarono sul pavimento.

L'ORTO DELLA SCUOLA SU "LA STAMPA"

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Sul quotidiano di Torino LA STAMPA è apparso un piccolo articolo sul nostro orto. Ora sì che siamo proprio famosi. Un ringraziamento particolare alla maestra Anna Bertone e a tutti gli alunni che si impegnano in questa attività bucolica!!!

Il parco dei Camaldoli

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IL parco dei Camaldoli . Oggi siamo andati al parco dei Camaldoli con due ragazzi dell’ associazione LIPU. Abbiamo visto che nel parco ci sono solo alberi di castagno e che hanno tutti la stessa età e questo significa che sono stati piantati dall'uomo circa duecento anni fa soprattutto per sfruttare il legno. Abbiamo poi visto altre piante come alcuni tipi di piante rampicanti, le felci, il leccio, le ginestre e i ciclamini, ecc. Dopo aver percorso un bel sentiero ci siamo fermati ad ascoltare il canto degli uccelli e abbiamo imparato a riconoscerne alcuni. In conclusione ci hanno fatto vedere come si fa a stabilire l’età di un albero prendendo la misura della circonferenza e dividendo per una certa cifra. Abbiamo trovato questa passeggiata molto interessante ed educativa e ci è molto piaciuto fare questa lezione di scienze all'aperto.

Premio Nazionale "Giornalista per un giorno" di Sara Ceriani e Sofia Puglisi

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Il giorno 28 e 29 aprile ci siamo diretti a Chianciano Terme, un paesino della Toscana molto carino in quanto la nostra scuola ha vinto il premio: "Giornalista per un giorno" di cui la nostra redazione era molto fiera. Abbiamo accompagnato la Professoressa Panizzon per rappresentare la nostra scuola e ritirare il premio.É stata un' esperienza molto bella nonostante ci siamo alzate davvero molto presto al mattino per prendere il treno. Il viaggio é stato molto bello: tra una lettura e l'ascolto di musica. Abbiamo fatto sosta a Bologna per cambiare treno. Questo si è rivelato una sorta di sorpresa per noi ragazze: infatti l'interno del veicolo era simile al treno che portava Harry Potter e amici ad Hogwarts. Durante tutto il viaggio abbiamo immaginato di trovarci nel film. Appena arrivate a Chianciano Terme siamo state catapultate in un'atmosfera bellissima. Già alla stazione abbiamo incontrato un sacco di ragazzi della nostra età che partecipavano all'evento. Ci ha emozionato conoscere ragazzi che venivano da ogni parte d'Italia! Addirittura nel nostro albergo c'erano degli studenti che arrivavano dalla Sardegna: avevano preso l'aereo alle quattro del mattino!!! Abbiamo capito quanti ragazzi sono interessati al giornalismo, alla scoperta dei cose nuove, alla comunicazione... E anche al divertimento!!! Infatti, subito dopo pranzo, siamo andati al Palazzetto dello sport dove si svolgeva la premiazione. Ci hanno accolto musica e balli e una marea di studenti, professori e dirigenti: eravamo quasi duemila!!! Cantavamo e ballavamo come fossimo una cosa sola. Davvero bello!!! Quando tutte le scuole invitate sono arrivate al Palazzetto, è iniziata la premiazione. I premi erano divisi in varie categorie: società, attualità, ambiente e così via. Il momento più emozionante è stato quando ci hanno premiato: ci siamo sentite molto onorate di ricevere questo premio perché è stato dato solamente a 52 scuole su 2000! Durante la premiazione la prof.ssa Panizzon ha fatto un discorso molto emozionante in cui ringraziava tutti i colleghi e soprattutto noi ragazzi che dedichiamo tempo e interesse al giornale della scuola. Se avessimo potuto parlare anche noi ragazze avremmo ringraziato la nostra Prof.: che possiamo definire, in termini giornalistici "sempre sul pezzo"! Grazie per averci dato questa splendida occasione: il giornale della scuola ci dà l'opportunità di esprimere i nostri interessi e i nostri sogni. Il giornale dà voce ai nostri giovani desideri!

ADOZIONI GAY: PRO O CONTRO?

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Adottare per le coppie omosessuali dovrebbe diventare legale in Italia. Ormai molti altri Paesi lo hanno reso possibile, ad esempio gli Stati Uniti d' America, Spagna o Germania. In Paesi come questi le coppie omosessuali riescono ad avere una vita normale, essendo appoggiati da gran parte della popolazione e soprattutto potendo adottare ed avere una famiglia. In Italia ciò non accade: gli omosessuali sono giudicati e fanno fatica ad essere rispettati e trattati come gli altri, ciò significa che l'Italia si presenta con una mentalità chiusa e arretrata rispetto ad altri Paesi. Le persone contrarie alle adozioni per coppie omosessuali, principalmente praticanti della dottrina cristiana, sostengono che essere omosessuali sia contro natura, che la Bibbia parli di un uomo con una donna, un uomo destinato al lavoro e alla fatica e una donna destinata ad accudire i figli, di conseguenza è inaccettabile una famiglia composta da due madri o due padri. Altri, tra cui lo Stato, ritengono che per un bambino o un adolescente sia traumatico crescere con due figure materne o con due figure paterne, perché tutti hanno bisogno di una figura paterna protettiva e una figura materna calda e amorevole, per cui il bambino avrà una mancanza fin dalla nascita se adottato da una coppia gay. Scienziati e psicologi hanno dichiarato che essere omosessuale non è affatto contro natura, che si è sempre verificato nel corso della storia. Gli antichi greci furono i primi ad accettare gli omosessuali e affermare che esserlo è del tutto normale. Fu infatti la Chiesa cattolica a condizionare l'opinione pubblica, facendo credere che ciò che era scritto nella Bibbia dovesse essere preso alla lettera. Nel corso della storia è stato dimostrato che alcune cose scritte in essa non sono vere: fu scritto che il Sole girava intorno alla Terra e ciò fu smentito da Galileo (condannato per eresia dalla Chiesa). Se nella Bibbia fu scritto il falso, allora perché dovremmo credere che l'uomo debba per forza stare con una donna e viceversa, come è stato scritto in essa? Guardandola da un altro punto di vista, nella Bibbia è scritto che siamo tutti figli di Dio, che siamo tutti uguali, non è mai stato scritto di giudicare o insultare una persona solo per delle proprie scelte o dei propri gusti, cosa che succede ogni giorno in Italia. Se lo Stato non approva le adozioni per i gay perchè sostiene che crescere con due madri o due padri sia un trauma per il figlio, è incoerente lasciare che il divorzio rimanga legale, perché quando una coppia si separa i figli hanno diversi modi di reagire, sempre negativi, in quanto sono costretti a vivere separati da uno dei due genitori. Nei Paesi in cui le adozioni per i gay sono legali, i ragazzi con due madri o due padri hanno una vita normale e serena, ciò dimostra che il fatto che si cresca male se si è figli di due omosessuali è solo un'opinione condizionata dalla Chiesa. Se le adozioni per i gay fossero legali in molti altri stati, migliaia di bambini che adesso vivono in povertà e in condizioni pessime si salverebbero e avrebbero una vita molto più sicura, non più costretti a elemosinare o a vivere nella miseria. Un altro problema sono gli orfanotrofi: è giusto lasciare lì i bambini quando hanno la possibilità di crescere con l’affetto di due madri o due padri? Al di là della Bibbia, della scienza, della mentalità della gente e della società odierna c'è l'umanità. E' umano amare una donna o un uomo, è umano voler avere una famiglia con la persona che si ama, indipendentemente dal suo sesso. Ciò che è disumano è non renderlo possibile.
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